Stupro in Circumvesuviana. La patologia psichica è un’ aggravante per la vittima #milapersiste

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di Mila Mercadante #milapersiste twitter@gaiaitaliacom twitter@milapersiste

 

 

Premetto che non sono di quelle che considerano le donne sempre vittime e gli uomini sempre carnefici. Neanche per sogno. Così come non vi sono destini osservabili fuori dal tempo storico, non vi sono destini ascrivibili al genere: incarniamo tutti un contesto, reagiamo ad esso.

Secondo l’ordinamento penale italiano Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. Alla stessa pena soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto.” La legge dunque punisce allo stesso modo lo stupro per costrizione e quello per induzione, il quale non implica necessariamente l’uso della violenza fisica.

La totale inattendibilità della 24enne che ha denunciato tre ragazzi (Alessandro Sbrescia, Antonio Cozzolino e Raffaele Borrelli) per uno stupro avvenuto in un ascensore della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano è stata determinata in base a due elementi pricipali: le telecamere e la malattia. Le telecamere hanno ripreso i tre ragazzi insieme alla vittima nell’atto di entrare nell’ ascensore e più tardi, quando ne uscivano. Nei filmati la donna appare tranquilla, i suoi vestiti sono in ordine, ha la borsa a tracolla e il cellulare in mano, non mostra ostilità nei confronti dei ragazzi. Le telecamere non registrano la frequenza di un battito cardiaco, né le emozioni, i pensieri, gli stati d’animo delle persone e dato che non è possibile stabilire una norma di comportamento che accomuni necessariamente tutte le donne durante e dopo una violenza sessuale (la reazione è individuale, singolare, imperscrutabile) stupisce che un giudizio possa tener conto dell’atteggiamento esteriore al punto da ritenerlo probante, addirittura preponderante rispetto alle dichiarazioni – per quanto confuse – di una vittima e ai risultati degli accertamenti medici avvenuti in ospedale.

Non c’erano telecamere mezz’ora più tardi, quando la ragazza è stata notata da un passante: piangeva a dirotto ed era in stato di shock. Evidentemente questo particolare conta poco. Soccorsa, è stata accompagnata in ospedale. L’alterazione emotiva è stata confermata e le sono state riscontrate alcune lesioni alle parti intime. Evidentemente anche questo particolare conta poco. La ragazza ha raccontato di essere stata costretta ad avere rapporti orali e anali, quindi ha denunciato i tre aggressori.

Veniamo al secondo elemento che per il giudice mina la credibilità della vittima: soffre di anoressia, di disturbo bipolare, di disturbo ossessivo-compulsivo, è in cura da tempo presso un centro di igiene mentale. Pare che abbia l’abitudine di mentire. Piuttosto che considerare la “debolezza psicologica” della vittima come aggravante per il giudizio dei tre ragazzi, tale debolezza viene usata come aggravante nei riguardi della parte offesa. Assurdo che il giudice abbia tenuto conto dello stato psichico del soggetto passivo per scagionare i violentatori! Nelle motivazioni della sentenza di scarcerazione dei tre ragazzi la malattia della vittima gioca un ruolo penalizzante: “La ragazza ha mentito anche a causa delle patologie di cui soffre”, quindi il rapporto sessuale con i tre è stato consenziente. E’ tanto difficile capire che anche una donna priva di qualunque patologia fisica o psichica chiusa in un ascensore con tre uomini non possa far niente per difendersi? La paura paralizza, così come la consapevolezza che distribuire schiaffi e gomitate non servirebbe ad altro che a scatenare una reazione violenta. Probabilmente per non peggiorare la situazione e per non essere picchiata, la ragazza non ha opposto resistenza. Non è certo un comportamento anomalo: sono moltissimi i casi in cui le vittime di stupro, terrorizzate, rimangono inerti aspettando che tutto finisca. L’adattamento temporaneo a una situazione di costrizione e di alterazione è una modalità comprensibile di superaramento dell’evento perché corrisponde a un ementare principio di autoconservazione. Qualcuno ricorderà il caso delle studentesse americane a Firenze stuprate da due rappresentanti delle forze dell’ordine. Esse non reagirono al momento ma denunciarono lo stupro e furono riconosciute vittime quasi all’unanimità. Quasi, perché c’è sempre qualcuno che dubita, nella convinzione che in assenza di segni evidenti di una lotta ingaggiata dal maschio per vincere l’eroica resistenza femminile non si possa parlare di stupro. Le ragazze americane avevano bevuto. Se non bastasse il giudizio etico nei riguardi di chi approfitta della momentanea perdita di lucidità, esiste per fortuna il dato giuridico che non ammette consenso in caso di percezione alterata della realtà.

Nel caso della violenza in ascensore la patologia mentale sembra costituire un valido motivo per imporre alla persona malata la rinuncia ad alcune priorità solitamente ritenute specifiche di ogni individuo: se la malattia ti porta a mentire, se in passato sei arrivata a pesare 28 chili allora io, la legge, non posso considerarti uguale agli altri. E’ la tua fallibilità che aumenta se hai “un difetto”. Si può considerare consenziente una persona affetta da una patologia psichica? Nel 2019 un giudizio di disvalore basato sulla distinzione manichea tra normalità e anormalità si riconferma valido. La vita in sé è errore e difetto, non esiste alcun a priori come nell’ingegneria o nella meccanica, un malato è sempre e comunque un soggetto capace di espressione e deve essere assolutamente riconosciuto come soggetto. La sua parola di fronte alla legge vale quanto quella di chiunque altro.

 

 




 

(5 aprile 2019)

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