di Mila Mercadante, #milapersiste
I comandamenti
Non succede mai tutto in una volta, succede piano piano, è un lavoro di fino. Alla fine ti ritrovi a non appartenere più a te stesso e nemmeno te ne accorgi.
Tra i nuovi comandamenti dell’era pandemica ce ne sono un paio che riguardano le sofferenze e la morte. Questi comandamenti stabiliscono se esse debbano essere divulgate gonfiate esibite esaltate fotografate filmate usate per terrorizzare o spingere la gente ad accettare determinate regole e ad attenersi a determinati comportamenti, oppure se debbano essere trattate come merce contraffatta minimizzate ridicolizzate taciute negate. Sofferenze e morte acquistano un valore e hanno un peso quando sono propedeutiche alla propaganda ma diventano censurabili e disdicevoli quando potrebbero collidere con l’indiscutibilità e l’incontestabilità delle norme igieniche o salvavita, norme che sono diventate il metro moralistico di misurazione del senso di responsabilità del singolo nei riguardi degli altri. Durante i lockdown il primo comandamento imponeva di ignorare qualunque malanno, qualunque disagio e qualunque decesso che non riguardasse il covid, tanto peggio per tutti gli altri che hanno sofferto o che addirittura sono morti per aver dovuto sospendere cure, interventi e accertamenti diagnostici. Da quando abbiamo i vaccini il secondo comandamento impone di non parlare di reazioni avverse gravi e di morti sospette avvenute dopo le vaccinazioni: è roba da sciacalli, da nemici del bene pubblico.
Il particolare e la totalità
Ci sono momenti nella vita in cui, vuoi o non vuoi, devi misurare i passi che ti separano da gente che conosci bene, da anni e anni.
C. era il fratello di mio marito. Era un bravo papà, un uomo sano e sportivo, uno che lavorava con devozione monacale. Un maledetto pomeriggio è rientrato a casa, ha fatto una doccia, ha risposto a una telefonata, si è seduto alla scrivania e all’improvviso si è accasciato con la faccia sulla tastiera del computer. Non una parola, nessun gesto scomposto di quelli che capita di compiere quando ci si sente male e si cerca di chiedere aiuto. La fine improvvisa è avvenuta undici giorni dopo il completamento del ciclo vaccinale. Potrebbero non esserci correlazioni, oppure si. Non lo sapremo mai. Il dubbio che sia morto a causa del vaccino è venuto a molti, soltanto per mio marito e per me non si è trattato di un dubbio: senza mezze misure, siamo convinti che se C. non fosse stato costretto a vaccinarsi adesso sarebbe qui. Se fosse toccato a noi decidere, avremmo chiesto l’autopsia.
Un po’ perché si è completamente storditi e annientati dal dolore e si passa le ore a immaginare stanze vuote e quella voce che non si può più ascoltare, un po’ perché si ha paura di sapere, un po’ perché chi si vaccina firma una liberatoria e un po’ perché il clima generale nel nostro paese è quello che è e tutto appare confuso, si finisce col pensare che segnalazioni e richieste di accertamenti autoptici non servano assolutamente a niente, solo a graffiare di più. Ho notato che col passare dei giorni la parola “vaccino” diventa un tabù, una nube scura che rimane sospesa nell’aria ma che nessuno indica. Lì fuori esiste un solo pericolo, una sola teoria, un solo partito e allora il particolare va sacrificato alla totalità. Questo e altri comportamenti psicologici coatti sono caratteristici dei periodi in cui la propaganda e l’intolleranza alimentano a dismisura lo spirito della regressione e la relazione allucinatoria con la realtà. La paura di fronte all’inesorabilità dei processi sociali viene guidata e sfruttata: a quanto pare non resta che comportarsi “ragionevolmente”, essere bravi e adeguarsi.
Le menzogne
Quanti anni ci vorranno per ammettere l’inammissibile? La soluzione, la meraviglia della scienza, il gesto definito “etico e responsabile” oltre a non proteggere che per un tempo limitatissimo, oltre a non impedire i contagi, i ricoveri e neanche i decessi, oltre a non mantenere la falsa promessa dell’immunità di gregge, può ammazzare o minare gravemente la salute di “qualcuno” che il covid avrebbe potuto non prenderlo mai. Quanti sono i “qualcuno” a cui il sacro siero ha tolto la salute o la vita? Presumibilmente molti di più di quelli che i report ufficiali registrano. Con le terze e quarte dosi i “qualcuno” aumenteranno. Che importa? Il rapporto rischi/benefici parla chiaro, dicono. A me non sembra che parli chiaro. La percentuale di decessi per/con covid-19 tra anziani e fragili con comorbilità può compensare i rischi da vaccinazione ma questo non vale per la stragrande maggioranza della popolazione. Non bisogna dimenticare che i morti rispetto alla popolazione in generale, i morti tra gli infettati e i morti tra gli ammalati sono tre dati diversi che vengono volentieri confusi e non bisogna dimenticare che i numeri sono neutri ma chi li gestisce e li manipola non lo è: i bollettini quotidiani sull’andamento della pandemia non dicono niente sulle sovradiagnosi (etichettare come morti covid persone che non lo erano), sugli effetti dei sovratrattamenti o dei trattamenti sbagliati, sulla iatrogenesi. Il caso Lombardia, già finito nel dimenticatoio, era e resta emblematico oltre che vergognoso.
I tempi di durata delle pandemie si possono anche allungare o accorciare a piacimento anche se tutte le epidemie da che mondo è mondo hanno sempre lo stesso andamento e si esauriscono quando l’immunità naturale acquisita crea una barriera protettiva. I vaccini, se sono realmente utili, possono dare una mano. L’immunizzazione è necessaria in qualunque società perché senza un sistema immunitario nessuno potrebbe sopravvivere. Fino a che punto si deve spingere la protezione? Se è troppa distrugge ciò che bisognerebbe difendere. Nel corso degli anni abbiamo avuto a che fare con diversi coronavirus (molto meno pericolosi delle oltre 300 influenze in circolazione ogni anno), tutti “imparentati” tra loro, compreso il coronavirus Sars-Cov2. Secondo il risultato di diversi studi https://dailysceptic.org/what-sage-got-wrong/ “le immunità incrociate tra tutti i coronavirus sono reali ed efficaci”. Covid-19, pur essendo un virus nuovo, è molto simile a tutti gli altri coronavirus e per questa ragione sin dall’inizio della pandemia almeno un terzo degli individui possedeva già le cellule T reattive e non era suscettibile all’ infezione. Numerosi virologi e immunologi hanno tentato di spiegare che l’immunità naturale è più forte e molto più duratura e che sarebbe bastato convincere le persone fragili a vaccinarsi, senza costrizioni. Attraverso un’informazione corretta e onesta ognuno avrebbe dovuto scegliere cosa fare e cosa non fare. Inutile dire che questi medici sono stati tacciati di cinismo e di negazione del pericolo. Cinici sono coloro che Sars-CoV-2 non lo hanno affrontato in quanto malattia bensì in quanto prodotto di una realtà ideologica che è altro dalla realtà reale. La malattia – così come si è sempre fatto con la povertà, con la morte, con la devianza ecc – è stata ridotta a mera organizzazione e il virus sembra uscito dalla penna di un pessimo sceneggiatore di disaster movies. Cinici sono coloro che con la più brutale e mortificante campagna vaccinale che il nostro paese abbia mai sopportato hanno costretto milioni di persone ad adeguarsi per poter lavorare, studiare, vivere normalmente. Sui pochi non vaccinati che hanno resistito al ricatto è stata costruita un’ideologia della devianza per sancire l’inferiorità del “nemico del bene comune” in contrapposizione alla superiorità del “cittadino responsabile”. Il sistema binario buoni/cattivi è strumentale, completamente basato sulla menzogna.
Meglio soli
Le persone che riesci ancora a comprendere quando parlano sono quelle adatte per te, durante quest’epopea. Forse dopo ti daranno fastidio, non ti piaceranno più, ma non ti piaceranno più neanche quelle da cui ti sei allontanato: troppa polvere. L’idea, quella non te la scippa nessuno.
Molti di coloro che hanno rifiutato la retorica istituzionale della guerra in realtà agiscono esattamente come se stessero in guerra. In guerra cambiano i rapporti con gli altri e cambia anche il linguaggio. Si ricorre frequentemente allo stigma, senza vergogna. Le persone perfettamente inserite sono quelle che accettano più facilmente i sistemi deliranti perché questi ultimi sono sempre meno facili da separare dal sistema delirante della società in sé. Le persone più critiche nei confronti del modello dominante, quelle che ideologicamente si pongono dalla parte opposta, dovrebbero al contrario assumere un atteggiamento di rottura e di avversione nei confronti di quel sistema delirante e invece quasi all’unanimità lo appoggiano. Per tre ragioni che : la prima e la più scontata è che hanno il sacro terrore di perdere una supposta purezza ideologica avallando proteste da piccola borghesia finendo col ragionare da alto-borghesi o da aristocratici e mettendo a nudo una sudditanza intrinseca all’universo culturale della società borghese; la seconda è che, paralizzati dalla realtà oggettiva, non trovano più la strada né le parole per sostenere un più che necessario sforzo critico; la terza è che posseggono un’abilità tutta speciale di trasfigurare la realtà, di trasformarla in un’entità quasi metafisica, come la fantascienza. Vivono nella fantascienza. Lo si è visto soprattutto durante e dopo il lockdown e quando sono arrivati i vaccini.
E qui devo ripetere cose già dette. Le collocazioni della sinistra radicale nel campo della politica internazionale hanno condizionato non poco certe prese di posizione. Il lockdown modello cinese per effetto di una miope illusione è apparso come l’unica via praticabile anche in Italia per fermare i contagi nonché come un mezzo per danneggiare chi sta sopra e favorire chi sta sotto. Persino con le chiusure parziali all’occidentale è avvenuto esattamente il contrario: chi stava sotto è finito ancora più sotto e chi stava sopra ci è rimasto e si è rafforzato. Se non si accettano le condizioni di disparità e di violenza che nel sistema capitalistico sono endemiche, non si possono accettare e neanche sottovalutare le disparità e le violenze che il lockdown ha ulteriormente esasperato. Vivere in condizioni precarie significa non solo non avere risparmi a cui attingere per starsene chiusi per mesi dentro casa ma significa avere meno salute rispetto agli altri e significa essere esposti maggiormente ai contagi dentro abitazioni non confortevoli e molto spesso sovraffollate. Quanto al vaccino obbligatorio per tutti, esso viene invocato da tutta la galassia della sinistra che gli attribuisce un valore morale totalmente illogico, visto che ci si trova di fronte a un “oggetto” qualitativamente e politicamente molto disctutibile. Scandalizzarsi perché i paesi poveri non hanno accesso ai vaccini fa parte dell’equivoco: di fronte al sommo pericolo rappresentato da un coronavirus non è prevista neanche la partecipazione attiva delle popolazioni svantaggiate, non ci si chiede neanche se vogliano o meno vaccinarsi e se – come noi – siano stati così irrimediabilmente danneggiati dalla percezione patologica della pandemia.
Grazie a chi ha letto fin qui.
(28 ottobre 2021)
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